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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Gaza scompare dalle prime pagine: una rimozione mediaticamente comoda, ma moralmente insostenibile

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  È difficile ignorare la sensazione che in questi mesi si stia consumando una sorta di rimozione collettiva: Gaza, teatro di una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo, è scivolata quasi fuori dalla coscienza pubblica, messa in sordina da un improvviso ritorno di centralità del conflitto in Ucraina e dalle manovre diplomatiche che lo circondano. Non è la prima volta che il sistema mediatico occidentale concentra le sue energie su un singolo tema, relegando gli altri a sottofondo, ma ciò che ora appare è qualcosa di diverso, qualcosa di più inquietante: una selezione volontaria del dolore da mostrare e di quello da nascondere, quasi che alcune tragedie fossero più presentabili, più “digeribili”, più funzionali alle linee politiche dominanti. E così, mentre gli editoriali si riempiono di analisi sulle tattiche di Mosca e Washington, mentre i dibattiti televisivi discutono di possibili nuovi equilibri in Europa orientale, la Striscia di Gaza resta incastrata in un silenzio...

Xinjiang, la nuova meta dei turismo in Cina

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  Foto da Touring Club Italiano Negli ultimi anni la provincia autonoma dello Xinjiang è diventata uno dei territori più visitati e raccontati della Cina contemporanea. I numeri del turismo, cresciuti in modo spettacolare e con una velocità difficilmente immaginabile solo un decennio fa, hanno trasformato una regione spesso vista attraverso la lente delle tensioni geopolitiche in una vetrina di bellezze naturali, convivenze culturali, antiche rotte commerciali e luoghi che molti visitatori definiscono oggi “affascinanti oltre le aspettative”. La ricomparsa massiccia del turismo interno – e in misura crescente anche internazionale – ha prodotto un mutamento nella narrazione pubblica: non si parla più soltanto di frizioni etniche e accuse politiche, ma della capacità della regione di valorizzare il proprio patrimonio e di inserirsi a pieno titolo nel nuovo corso della Cina che vuole aprirsi, mostrarsi e accogliere. Questo cambiamento di clima ha inevitabilmente influenzato anche il d...

Cina, Giappone e le “enemy-state clauses”: facciamo chiarezza oltre la propaganda

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In questi giorni sta circolando online la presunta dichiarazione dell’analista cinese Víctor Gao , secondo cui la Cina potrebbe addirittura “dichiarare guerra” al Giappone senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU , invocando l’ articolo 53 e l’ articolo 107 della Carta delle Nazioni Unite . Si tratta delle cosiddette enemy-state clauses , norme risalenti al 1945 e rivolte contro gli ex Paesi dell’Asse. Molti stanno rilanciando questa idea come se fosse una verità giuridica indiscutibile e, addirittura, c’è anche qualcuno che si meraviglia per come la dirigenza russa non abbia invocato tali norme per giustificare la guerra contro l’ Ucraina considerandola, in qualche modo, erede dell' 'Atto di restaurazione dello Stato Ucraino' del 1941, di fatto un regime fascista-collaborazionista. In realtà, la questione è molto diversa — e decisamente meno esplosiva — di come viene presentata. Gli articoli citati appartengono alla fase immediatamente successiva al...

La controproposta europea al piano di pace statunitense per l'Ucraina

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  Dopo l'aut aut di Trump a Zelensky  in merito al Piano di Pace statunitense, l’Europa nell'estremo tentativo di essere ancora protagonista nel plasmare il futuro della pace in Ucraina, presenta a Ginevra una controproposta elaborata da Regno Unito, Francia e Germania (i cosiddetti “E3”), composta da 27 (o, secondo alcune fonti, 28) punti. Questo documento, basato sulla bozza statunitense ma con molte modifiche, mira a garantire un maggior peso europeo nel negoziato e a preservare al tempo stesso la sovranità e la capacità difensiva dell’Ucraina. Il piano presentato sostituisce quello precedentemente elaborato in  24 punti, completamente sbilanciato a favore di Kiev, che aveva incontrato una forte resistenza  da parte del Governo italiano intenzionato a prendere come base di partenza il piano statunitense.   In sostanza, si tratta di un “piano di pace europeo” che prende spunto da quello americano, ma che modifica alcune parti considerate troppo sbilanciat...

L’eco lunga delle frontiere

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  L'11 novembre 2025, un attentato suicida è avvenuto davanti a un tribunale di Islamabad , causando almeno 12 morti e 36 feriti e il governo pakistano ha accusato gruppi estremisti sostenuti dall' India . Poche ore prima dell'attentato di Islamabad, un'esplosione aveva ucciso otto persone nella capitale indiana. Gli attentati che hanno colpito Islamabad e Nuova Delhi sono soltanto l’ultimo lampeggiare di un incendio che cova da decenni. È come se l’ Asia meridionale fosse tornata, d’improvviso, a guardarsi allo specchio: e l’immagine riflessa è quella di una regione che non ha mai davvero smesso di vivere nel proprio passato. Da un lato India e Pakistan si puntano il dito come attori di una tragedia già scritta; dall’altro, il Pakistan deve fronteggiare le nuove fiammate di violenza al confine afghano, dove la storia non ha solo lasciato cicatrici, ma ha inciso vere e proprie linee di frattura. Per comprendere questa escalation bisogna tornare al 1947, al momento i...

Taiwan, il principio dell’“Una sola Cina” e l’attivismo di Tokyo e l'allarme di Pechino

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  Nel dibattito geopolitico asiatico, poche questioni evocano reazioni tanto viscerali quanto quella di Taiwan . Per la Cina si tratta di una questione di sovranità, dignità nazionale e continuità storica; per il Giappone rappresenta sempre più un nodo strategico legato alla propria sicurezza e all’alleanza con gli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, però, questa tensione è esplosa con nuova forza dopo l’ascesa politica di Sanae Takaichi , figura conservatrice del Partito Liberal Democratico , considerata una delle leader più schiettamente nazionaliste della scena politica giapponese. Il suo arrivo alla guida del governo ha riacceso timori e sospetti a Pechino , mentre in patria ha spaccato l’opinione pubblica. L’impressione, vista da Pechino, è che il Giappone stia progressivamente abbandonando la prudenza diplomatica mantenuta per decenni per imboccare una strada più assertiva, se non apertamente conflittuale, in linea con le aspettative strategiche di Washington . Per capire perc...

Il «piano in 28 punti» per la pace in Ucraina

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Nelle ultime 48 ore i principali media occidentali hanno rilanciato l’esistenza di un progetto di pace in 28 punti che – secondo Axios e altre testate – sarebbe stato elaborato in forma riservata con il coinvolgimento di emissari statunitensi e russi e avrebbe già ricevuto il via libera politico di Washington. Il piano sarebbe strutturato in più capitoli (pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, sicurezza europea e rapporto futuro fra USA, Russia e Ucraina) e, nella versione emersa, sembra contenere misure fortemente favorevoli a Mosca: riconoscimento de facto delle aree annesse/occupate (incluse Crimea e porzioni del Donbas ), limitazioni e consistente riduzione delle forze armate ucraine , divieto di basi o di aviolanci NATO sul territorio ucraino e uno schema di garanzie statunitensi per una futura Ucraina formalmente neutrale .  Secondo alcuni media, fonti anonime interne agli ambienti coinvolti descriverebbero  incontri e scambi fra l’inviato di Trump e interlocutori r...

Il ruolo geopolitico del Sultanato dell’Oman, la Vision 2040 e la figura della consorte del Sultano nell’emancipazione delle donne

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Palazzo del Sultano a Muscat ( foto Sergio Caruso) Il Sultanato dell’Oman è spesso assente dai riflettori che tradizionalmente illuminano i protagonisti della politica mediorientale. In un contesto geopolitico dominato da potenze regionali come Arabia Saudita, Iran, Israele, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, l’Oman sembra giocare un ruolo più discreto e meno spettacolare. Eppure, dietro questa apparente marginalità si nasconde un Paese che da decenni esercita un’influenza diplomatica notevole e riconosciuta. Con una visione estera improntata al dialogo e alla prudenza, l’Oman ha guadagnato reputazione di mediatore rispettato, diventando un punto di riferimento in un Medio Oriente segnato da rivalità, instabilità e conflitti cronici. Parallelamente, il Paese ha avviato un importante processo di trasformazione interna. La Vision Oman 2040 rappresenta uno dei progetti strategici più significativi della Penisola Arabica: un percorso che non mira solo alla diversificazione economica, ma alla ...

Il World Drug Report 2025 dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC)

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  Il rapporto 2025 conferma un’espansione complessiva del mercato globale degli stupefacenti: l’UNODC stima che 316 milioni di persone abbiano fatto uso di droghe nel 2023 (circa il 6% della popolazione 15–65 anni), con un aumento marcato negli ultimi 10 anni e una forte crescita delle droghe sintetiche e degli stimolanti. Il rapporto registra inoltre livelli record di produzione e di sequestri per alcune sostanze (p.es. produzione di cocaina ai massimi storici). Per quanto riguarda la produzione, Colombia, Perù e Bolivia restano i tre grandi produttori di foglie di coca e cocaina. L’UNODC indica per il 2022–2023 livelli di produzione che hanno raggiunto un picco storico (tonnellate di cocaina prodotte a livelli molto elevati). Le grandi operazioni di sequestro globali (es. operazioni multinazionali che hanno intercettato tonnellate di cocaina) sottolineano l’entità del commercio.  In nero i paesi produttori di cocaina, in verde i paesi di transito L' Afghanistan rimane invece...