Il ruolo geopolitico del Sultanato dell’Oman, la Vision 2040 e la figura della consorte del Sultano nell’emancipazione delle donne
Palazzo del Sultano a Muscat ( foto Sergio Caruso) |
Il Sultanato dell’Oman è spesso assente dai riflettori che tradizionalmente illuminano i protagonisti della politica mediorientale. In un contesto geopolitico dominato da potenze regionali come Arabia Saudita, Iran, Israele, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, l’Oman sembra giocare un ruolo più discreto e meno spettacolare. Eppure, dietro questa apparente marginalità si nasconde un Paese che da decenni esercita un’influenza diplomatica notevole e riconosciuta. Con una visione estera improntata al dialogo e alla prudenza, l’Oman ha guadagnato reputazione di mediatore rispettato, diventando un punto di riferimento in un Medio Oriente segnato da rivalità, instabilità e conflitti cronici.
Parallelamente, il Paese ha avviato un importante processo di trasformazione interna. La Vision Oman 2040 rappresenta uno dei progetti strategici più significativi della Penisola Arabica: un percorso che non mira solo alla diversificazione economica, ma alla modernizzazione complessiva della società omanita. La continuità culturale, la valorizzazione della tradizione e la stabilità istituzionale si combinano con obiettivi ambiziosi in settori come istruzione, governance, energie rinnovabili, infrastrutture e mercato del lavoro.
In questo contesto, è interessante osservare anche l’evoluzione della partecipazione femminile nella vita pubblica. Se l’Oman vanta una storia di emancipazione graduale sin dagli anni ’70 del XX secolo, oggi il cambiamento assume anche una dimensione simbolica e culturale nuova, rappresentata dalla crescente visibilità di Sayyida Ahad bint Abdullah bin Hamad Al Busaidiyah, consorte del Sultano Haitham bin Tariq. La sua figura offre un esempio di leadership femminile non politica ma influente, capace di sostenere programmi educativi, sociali e imprenditoriali, e al tempo stesso di ridefinire – senza strappi – il ruolo della donna in una società conservatrice ma dinamica.
A differenza di molti Stati stabiliti nel XX secolo, l’Oman possiede una lunga e distinta tradizione statale. La dinastia Al Bu Sa‘id governa il Paese dal 1744, rendendo l’Oman una delle monarchie più antiche al mondo con continuità di governo. Questa lunga durata ha consolidato una cultura politica fondata sulla centralità del sovrano, sull’ armonia tra potere tribale e istituzione statale, sul pragmatismo nei rapporti internazionali, e su una forte identità nazionale ma non nazionalistica.
Del suo passato imperiale del XIX secolo in cui controllava territori sull’Oceano Indiano, tra cui Zanzibar, è rimasta oggi solo una spiccata vocazione marittima e commerciale.
Geograficamente l’Oman si affaccia sull'omonimo golfo e sul mar Arabico , controlla insieme all’Iran, lo stretto di Hormuz e possiede la penisola di Musandam come “vedetta” naturale sul traffico petrolifero mondiale.
Tutto ciò lo rende un attore fondamentale per la sicurezza globale.
Ogni anno milioni di barili di petrolio transitano davanti alle sue coste. Per questo la stabilità del sultanato è considerata essenziale dalle potenze globali e dagli Stati del Golfo.
L’Oman ha sviluppato negli anni una diplomazia definita spesso come “politica dei ponti” che si concretizza in un dialogo contemporaneo con Iran e Stati Uniti, una neutralità nelle guerre e nelle crisi regionali e attraverso mediazioni riservate come quelle sulle trattative in ordine al nucleare iraniano, o per scambi di prigionieri e contatti tra Paesi in conflitto.
Questa neutralità attiva non è frutto di debolezza, ma di una precisa strategia ovvero quella di collocarsi come interlocutore affidabile per tutti.
Quando il Sultano Qaboos salì al potere nel 1970, l’Oman era uno dei Paesi più isolati e sottosviluppati del mondo. Nel corso del suo lungo regno, il Paese fu modernizzato: scuole, ospedali, infrastrutture e istituzioni furono create quasi da zero. Tuttavia, il sistema economico rimase a lungo basato sulla rendita petrolifera.
Con l’arrivo del Sultano Haitham nel 2020, l’Oman ha avviato una fase di riforma più strutturale. La Vision 2040 nasce per affrontare la diminuzione delle entrate petrolifere e la crescita demografica nonchè l’esigenza di creare posti di lavoro in modo da affrontare la sempre più dinamica competizione della regione del Golfo.
I tre grandi pilastri della Vision 2040 sono :
b) una economia diversificata e competitiva attraverso
un piano di sviluppo che prevede investimenti in settori strategici quali:
- logistica avanzata (il porto di Duqm potrebbe diventare un hub regionale);
- turismo sostenibile, culturale e ambientale;
- energia verde, con attenzione all’idrogeno;
- tecnologia e innovazione, tramite startup e incubatori;
- industria agroalimentare in chiave sostenibile.
c) uno Stato moderno, efficiente e digitale attraverso una riforma amministrativa che mira a digitalizzare i servizi pubblici, ridurre la burocrazia, rendere trasparente l’azione governativa e incoraggiare la meritocrazia.
Ogni anno milioni di barili di petrolio transitano davanti alle sue coste. Per questo la stabilità del sultanato è considerata essenziale dalle potenze globali e dagli Stati del Golfo.
L’Oman ha sviluppato negli anni una diplomazia definita spesso come “politica dei ponti” che si concretizza in un dialogo contemporaneo con Iran e Stati Uniti, una neutralità nelle guerre e nelle crisi regionali e attraverso mediazioni riservate come quelle sulle trattative in ordine al nucleare iraniano, o per scambi di prigionieri e contatti tra Paesi in conflitto.
Questa neutralità attiva non è frutto di debolezza, ma di una precisa strategia ovvero quella di collocarsi come interlocutore affidabile per tutti.
Quando il Sultano Qaboos salì al potere nel 1970, l’Oman era uno dei Paesi più isolati e sottosviluppati del mondo. Nel corso del suo lungo regno, il Paese fu modernizzato: scuole, ospedali, infrastrutture e istituzioni furono create quasi da zero. Tuttavia, il sistema economico rimase a lungo basato sulla rendita petrolifera.
Con l’arrivo del Sultano Haitham nel 2020, l’Oman ha avviato una fase di riforma più strutturale. La Vision 2040 nasce per affrontare la diminuzione delle entrate petrolifere e la crescita demografica nonchè l’esigenza di creare posti di lavoro in modo da affrontare la sempre più dinamica competizione della regione del Golfo.
I tre grandi pilastri della Vision 2040 sono :
a) una trasformazione del sistema educativo che si fonda su nuovi curricula STEM (Scienza, Tecnologia, Engineering e Matematica) sull' insegnamento intensivo delle lingue straniere,
sulla formazione tecnica e professionale e la valorizzazione della ricerca scientifica affinchè il cittadino omanita 2040 sia istruito, competente, consapevole del proprio ruolo civico e aperto all’innovazione.
sulla formazione tecnica e professionale e la valorizzazione della ricerca scientifica affinchè il cittadino omanita 2040 sia istruito, competente, consapevole del proprio ruolo civico e aperto all’innovazione.
b) una economia diversificata e competitiva attraverso
un piano di sviluppo che prevede investimenti in settori strategici quali:
- logistica avanzata (il porto di Duqm potrebbe diventare un hub regionale);
- turismo sostenibile, culturale e ambientale;
- energia verde, con attenzione all’idrogeno;
- tecnologia e innovazione, tramite startup e incubatori;
- industria agroalimentare in chiave sostenibile.
c) uno Stato moderno, efficiente e digitale attraverso una riforma amministrativa che mira a digitalizzare i servizi pubblici, ridurre la burocrazia, rendere trasparente l’azione governativa e incoraggiare la meritocrazia.
Per quanto riguarda la condizione femminile nella società omanita si può dire che l’emancipazione femminile in Oman non è un fenomeno recente. Già negli anni ’70, il Sultano Qaboos avviò una modernizzazione che comprendeva l' educazione delle bambine,
l' inserimento delle donne nella pubblica amministrazione,
i diritti politici e civili e l' accesso alle università e ai ruoli scientifici.
Oggi le donne rappresentano una percentuale elevata dei laureati e ricoprono posizioni importanti in ministeri, aziende pubbliche e settore privato.
Nonostante i progressi però permangono alcune sfide ovvero una bassa partecipazione femminile al settore privato, difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro, stereotipi culturali radicati e anche alcune limitazioni nelle aree rurali.
Ed è in questo contesto che emerge la figura simbolica di Sayyida Ahad, la moglie del Sultano.
Sayyida Ahad rappresenta ormai un modello per la società omanita contemporanea. Pur mantenendo grande riservatezza, ha assunto un ruolo sempre più visibile rispetto alle consorti dei sultani precedenti.
Le sue apparizioni pubbliche sono orientate a sottolineare il valore dell’educazione, l’importanza della famiglia, il ruolo delle donne nel progresso nazionale e l’impegno verso il sociale.
Nel contesto della Vision 2040 la consorte del Sultano sostiene progetti in linea con le politiche nazionali ovvero:
- programmi educativi per bambini e adolescenti,
- premi e borse di studio per giovani donne,
- iniziative a favore della disabilità,
- sostegno al piccolo artigianato femminile omanita,
- valorizzazione del patrimonio culturale.
In particolare, l’accento sulla formazione delle nuove generazioni si sovrappone perfettamente ai pilastri della Vision 2040.
l' inserimento delle donne nella pubblica amministrazione,
i diritti politici e civili e l' accesso alle università e ai ruoli scientifici.
Oggi le donne rappresentano una percentuale elevata dei laureati e ricoprono posizioni importanti in ministeri, aziende pubbliche e settore privato.
Nonostante i progressi però permangono alcune sfide ovvero una bassa partecipazione femminile al settore privato, difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro, stereotipi culturali radicati e anche alcune limitazioni nelle aree rurali.
Ed è in questo contesto che emerge la figura simbolica di Sayyida Ahad, la moglie del Sultano.
Sayyida Ahad rappresenta ormai un modello per la società omanita contemporanea. Pur mantenendo grande riservatezza, ha assunto un ruolo sempre più visibile rispetto alle consorti dei sultani precedenti.
Le sue apparizioni pubbliche sono orientate a sottolineare il valore dell’educazione, l’importanza della famiglia, il ruolo delle donne nel progresso nazionale e l’impegno verso il sociale.
Nel contesto della Vision 2040 la consorte del Sultano sostiene progetti in linea con le politiche nazionali ovvero:
- programmi educativi per bambini e adolescenti,
- premi e borse di studio per giovani donne,
- iniziative a favore della disabilità,
- sostegno al piccolo artigianato femminile omanita,
- valorizzazione del patrimonio culturale.
In particolare, l’accento sulla formazione delle nuove generazioni si sovrappone perfettamente ai pilastri della Vision 2040.
Nelle società tradizionali, qual'è quella omanita, la trasformazione culturale non passa solo attraverso leggi e politiche, ma soprattutto attraverso modelli di comportamento. Sayyida Ahad incarna un equilibrio importante rappresentando la tradizione omanita e, allo stesso tempo, una figura femminile moderna, istruita e attiva,
che offre un esempio compatibile con sensibilità conservative,
e incoraggia una maggiore presenza pubblica delle donne.
Questo ruolo simbolico è cruciale perché rafforza l’idea che la modernizzazione dell’Oman non sia un’imposizione esterna, ma un processo interno, coerente con la sua identità.
L'Oman è senza ombra di dubbio un modello di cambiamento graduale
che ha sempre privilegiato gli equilibri, evitando cambiamenti traumatici. La Vision 2040 rispetta questa continuità non stravolgendo la società, non rompendo con il passato e costruendo percorsi di innovazione graduali.
La presenza pubblica della consorte del Sultano si inserisce esattamente in questa filosofia: un cambiamento delicato ma significativo.
In un Paese come l'Oman, la cui spina dorsale della sua economia sono le risorse petrolifere che rappresentano circa il 70% delle entrate nazionali ma che, per quanto ingenti, sono pur sempre limitate, la vera ricchezza sono i suoi cittadini. Le donne, che rappresentano più del 50% dei laureati, diventano essenziali per raggiungere gli obiettivi di crescita economica, innovazione tecnologica e sviluppo dell'imprenditoria privata, della Vision 2040.
In un Paese come l'Oman, la cui spina dorsale della sua economia sono le risorse petrolifere che rappresentano circa il 70% delle entrate nazionali ma che, per quanto ingenti, sono pur sempre limitate, la vera ricchezza sono i suoi cittadini. Le donne, che rappresentano più del 50% dei laureati, diventano essenziali per raggiungere gli obiettivi di crescita economica, innovazione tecnologica e sviluppo dell'imprenditoria privata, della Vision 2040.
E la figura di Sayyida Ahad contribuisce a valorizzare questo capitale umano.
Ebbi modo di visitare la sua capitale, Muscat, nel dicembre del 2009 insieme ai colleghi del 61^ Corso Alti Studi della Difesa, e da allora per me il Sultanato dell’Oman ha sempre rappresentato un caso straordinario nel panorama mediorientale: stabile, diplomatico, moderato e al tempo stesso ambizioso nella sua visione di sviluppo. La sua politica estera, basata su neutralità e mediazione, lo rende un attore indispensabile nei negoziati regionali. La Vision 2040, invece, traccia un percorso di modernizzazione con obiettivi economici, sociali e istituzionali chiari e realistici.
All’interno di questo progetto, la figura della consorte del Sultano, Sayyida Ahad bint Abdullah, svolge un ruolo discreto ma influente: non politico, ma culturale e simbolico. La sua presenza contribuisce a un cambiamento graduale, in sintonia con la storia omanita, e rafforza l’idea che il futuro del Paese passi anche dall’emancipazione equilibrata e responsabile delle donne.
L’Oman si presenta così come un laboratorio di trasformazione armonica, dove passato e futuro, tradizione e innovazione, identità nazionale e apertura internazionale convivono. Un modello che, in un Medio Oriente spesso segnato da polarizzazioni radicali, rappresenta un esempio prezioso e raro.
Ebbi modo di visitare la sua capitale, Muscat, nel dicembre del 2009 insieme ai colleghi del 61^ Corso Alti Studi della Difesa, e da allora per me il Sultanato dell’Oman ha sempre rappresentato un caso straordinario nel panorama mediorientale: stabile, diplomatico, moderato e al tempo stesso ambizioso nella sua visione di sviluppo. La sua politica estera, basata su neutralità e mediazione, lo rende un attore indispensabile nei negoziati regionali. La Vision 2040, invece, traccia un percorso di modernizzazione con obiettivi economici, sociali e istituzionali chiari e realistici.
All’interno di questo progetto, la figura della consorte del Sultano, Sayyida Ahad bint Abdullah, svolge un ruolo discreto ma influente: non politico, ma culturale e simbolico. La sua presenza contribuisce a un cambiamento graduale, in sintonia con la storia omanita, e rafforza l’idea che il futuro del Paese passi anche dall’emancipazione equilibrata e responsabile delle donne.
L’Oman si presenta così come un laboratorio di trasformazione armonica, dove passato e futuro, tradizione e innovazione, identità nazionale e apertura internazionale convivono. Un modello che, in un Medio Oriente spesso segnato da polarizzazioni radicali, rappresenta un esempio prezioso e raro.
Commenti
Posta un commento
Tutti i commenti sono ben accetti purché formulati in termini corretti.