Il «piano in 28 punti» per la pace in Ucraina






Nelle ultime 48 ore i principali media occidentali hanno rilanciato l’esistenza di un progetto di pace in 28 punti che – secondo Axios e altre testate – sarebbe stato elaborato in forma riservata con il coinvolgimento di emissari statunitensi e russi e avrebbe già ricevuto il via libera politico di Washington. Il piano sarebbe strutturato in più capitoli (pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, sicurezza europea e rapporto futuro fra USA, Russia e Ucraina) e, nella versione emersa, sembra contenere misure fortemente favorevoli a Mosca: riconoscimento de facto delle aree annesse/occupate (incluse Crimea e porzioni del Donbas), limitazioni e consistente riduzione delle forze armate ucraine, divieto di basi o di aviolanci NATO sul territorio ucraino e uno schema di garanzie statunitensi per una futura Ucraina formalmente neutrale
Secondo alcuni media, fonti anonime interne agli ambienti coinvolti descriverebbero  incontri e scambi fra l’inviato di Trump e interlocutori russi; tuttavia, occorre precisare che né Mosca né Washington hanno pubblicato un testo ufficiale completo del piano e il Cremlino ha in pratica smorzato l’eco mediatica dicendo che non c’è «nulla di nuovo» rispetto a quanto emerso dopo il vertice di agosto in Alaska e che i termini di fondo per Mosca restano immutati. Non è quindi possibile parlare di un accordo concluso: si tratta di una bozza che ha già iniziato a circolare e a essere portata informalmente davanti a Kiev. 
Fonti ucraine e lo stesso presidente Volodymyr Zelensky — chiamato a valutare eventuali proposte — avrebbero ribadito la necessità di una pace giusta e fatto notare che la costituzione ucraina pone limiti a eventuali cessioni territoriali. Dalle ricostruzioni emerge che la bozza sarebbe stata portata in incontri con consiglieri ucraini, ma, al momento, non esisterebbe alcun assenso di Kiev né una disponibilità pubblica ad accettare la linea che comporterebbe il riconoscimento di territori annessi da Mosca. 
Sul fronte europeo, c'è stata una reazione fortemente scettica e abbastanza irritata: Bruxelles e diversi governi Ue chiedono che qualsiasi negoziato serio includa direttamente l’Ucraina e i partner europei, rifiutando soluzioni decise «dietro le quinte» fra Mosca e Washington che possano imporre a Kiev condizioni unilaterali. La linea prevalente è che la pace va negoziata con la partecipazione di Kiev e che garanzie di sicurezza europee debbano essere parte integrante di qualsiasi accordo. Alcune capitali (Francia, Germania, Regno Unito) hanno espresso preoccupazione per punti del piano che sembrano rispecchiare richieste russe già note e per la possibile erosione dell’ordine di sicurezza europeo. 
Anche secondo alcuni politici ucraini, come riportato dal Financial Times , il piano rispecchierebbe da vicino quelle che descrivono come "richieste massimaliste del Cremlino" e insistono sul fatto che l'Ucraina non adotterà il quadro normativo senza apportare cambiamenti significativi.
La Casa Bianca prevede di  trasferire il territorio del Donbass alla Russia tramite un accordo "money-for-land", secondo quanto riferito da alcune fonti al Telegraph . Secondo il rapporto, la Russia pagherebbe a Kiev una quota annuale in cambio del controllo sulla regione. In pratica, Mosca governerebbe il territorio, che rimarrebbe legalmente parte dell'Ucraina.
Secondo quanto riportato da The Telegraph , Reuters e Financial Times , il piano prevede diverse condizioni vincolanti: l'Ucraina dovrà dimezzare le sue forze armate, abbandonare la sua capacità missilistica a lungo raggio e accettare il divieto di schieramenti militari stranieri sul suo territorio. La proposta porrebbe inoltre fine agli aiuti militari statunitensi a Kiev e garantirebbe alla lingua russa lo status di lingua ufficiale.
La proposta include anche una disposizione separata riguardante il "ramo locale della Chiesa ortodossa russa", che si applicherebbe solo ai territori annessi dalla Russia. Il piano vieta inoltre agli aerei diplomatici stranieri di atterrare in Ucraina, sebbene Kiev avrebbe comunque il permesso di negoziare garanzie di sicurezza con gli Stati Uniti e i partner europei.
Sul versante russo alcune fonti vicine al Cremlino e rappresentanti russi coinvolti nelle consultazioni avrebbero già espresso la disponibilità di Mosca  a discutere la bozza; ufficialmente però il portavoce del Cremlino ha minimizzato, ricordando che non ci sono novità politiche rispetto agli incontri precedenti e insistendo che qualsiasi piano deve affrontare «le cause profonde» e le richieste russe (neutralità di Kiev; rinuncia alla NATO). In sintesi: Mosca non smentisce la trattativa informale ma non conferma nessun  impegno vincolante. 

Secondo le prime ricostruzioni pubblicate (Axios, NBC e altre), il piano sarebbe stato elaborato a livello di team dell’amministrazione americana e avrebbe avuto il placet politico di Donald Trump; l’approccio sembra ispirarsi a formule di negoziazione multilaterale già usate in altri teatri (si cita l’analogia con gli accordi per Gaza) e punta sulle garanzie statunitensi per persuadere Kiev ad accettare la neutralità. Il Dipartimento di Stato e l’amministrazione non hanno però diffuso un testo ufficiale completo: si parla di un lavoro in corso, con contatti diretti fra inviati americani e russi. 

Sul fronte extra europeo, Cina e India tradizionalmente  favorevoli al dialogo, non hanno esplicitamente preso alcuna posizione rispetto al piano di Trump.
Pechino ha infatti sempre dichiarato di preferire la via diplomatica per la soluzione del conflitto e, nelle precedenti iniziative internazionali, si è detta pronta a svolgere un ruolo «costruttivo». Non esiste al momento una presa di posizione pubblica del governo cinese che approvi formalmente il testo in 28 punti; le reazioni osservate nei media statali cinesi e in dichiarazioni ufficiali recenti enfatizzano il sostegno a negoziati inclusivi e multilaterali piuttosto che l’appoggio a una soluzione che imponga cessioni territoriali senza il consenso di Kiev. 
New Delhi mantiene la sua tradizionale linea di neutralità pro-dialogo: il ministero degli Esteri indiano e dichiarazioni del governo hanno ripetutamente detto di accogliere positivamente ogni sforzo volto a porre fine al conflitto e di preferire soluzioni negoziate. Anche qui, non c’è un endorsement pubblico al contenuto concreto della bozza di 28 punti; piuttosto, l’India chiede che le iniziative siano inclusive e mirino a stabilire una pace duratura. 

La NATO e Paesi come Regno Unito, Francia e Germania mostrano cautela: appoggiano negoziati che preservino l’integrità territoriale dell’Ucraina e la sicurezza dell’Europa, e chiedono garanzie verificabili (non soltanto formule verbali) se si tratta di neutralità o limitazioni militari. Molti leader europei hanno sottolineato che non accetteranno soluzioni imposte a Kiev senza un suo consenso e che l’Unione europea deve essere parte attiva di ogni processo di pace. 

Per concludere, almeno fino ad oggi il cosiddetto piano in 28 punti è una bozza che ha messo in movimento diplomaticamente più capitali di quante sarebbero interessate dall'attuazione del piano: ha riaperto il dibattito su come si possa veramente fermare una guerra che prosegue da quasi quattro anni, ma ha anche acceso timori seri in Europa per il rischio che una soluzione concordata fra Washington e Mosca, senza il pieno coinvolgimento di Kiev e dei partner europei, finisca per imporre termini inaccettabili a Kiev e per rimettere in discussione i perimetri della sicurezza europea. Cina e India dicono di volere la pace e di favorire il dialogo; Mosca resta interessata ma prudente nelle dichiarazioni ufficiali; Washington appare attiva ma discreta; Kiev non ha accettato nulla. Nei prossimi giorni sarà cruciale vedere se e quando il testo sarà reso pubblico, quali saranno le risposte ufficiali di Kiev e Bruxelles, e se il piano potrà essere tradotto in garanzie verificabili e accettate dalle parti direttamente coinvolte. 



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