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Massacro di Wounded Knee

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Il 29 dicembre 1890, a Wounded Knee, non si concluse solo una giornata di sangue: si chiuse simbolicamente un’epoca. Quel massacro, consumato nel Sud Dakota ai danni di oltre duecento Lakota — per lo più donne, bambini e anziani — rappresenta uno dei punti più tragici e rivelatori della storia dell’espansione statunitense verso il West. Non fu uno scontro tra eserciti, ma l’annientamento di una comunità già stremata, colpita mentre era accampata e praticamente disarmata. Il pretesto fu il controllo delle armi; la vera paura, invece, era un’altra.  La Ghost Dance , il rito che aveva ridato speranza a molti popoli nativi, non era un piano di guerra. Era una preghiera collettiva, una visione: il ritorno degli antenati, la rinascita della terra, la fine delle sofferenze. In un mondo distrutto da fame, deportazioni e trattati traditi, quella danza era un atto di resistenza spirituale. Ma per il governo degli Stati Uniti, e per l’esercito, ogni forma di identità non controllabile appar...

L'Europa sull'uso degli asset russi: Meloni frena.

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  In questi ultimi mesi il dibattito politico e finanziario all’interno dell’Unione europea si è concentrato su una delle questioni più spinose dall’inizio della guerra in Ucraina: cosa fare degli asset russi congelati in territorio europeo in seguito alle sanzioni imposte dopo l'avvio della guerra del 2022 e per anni lasciati fermi nei depositi bancari e nelle casse degli istituti di deposito come Euroclear a Bruxelles, dove sono custoditi oltre 180 miliardi di euro appartenenti alla Banca centrale russa. L’idea avanzata dalla Commissione europea, sostenuta da alcune capitali e da Bruxelles, è di sfruttare questa ingente massa di risorse non confiscate ma bloccate per creare una base finanziaria di riferimento da cui emettere un prestito di riparazione (“reparations loan”) che potrebbe fornire all’Ucraina fino a decine di miliardi di euro in immediata liquidità e aiutare Kiev a coprire spese militari e civili nel biennio 2026-2027, rimandando il rimborso a un futuro regime di comp...

Perché l’Iran ha sequestrato una petroliera statunitense nel golfo di Oman?

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  Il sequestro da parte dell’Iran di una petroliera statunitense nel Golfo di Oman, con il fermo dell’intero equipaggio, non può essere letto come un semplice atto isolato o come una provocazione fine a sé stessa, ma va inserito in una dinamica di pressione e contropressione che da anni caratterizza il confronto tra Teheran e Washington e che negli ultimi mesi ha coinvolto in modo sempre più diretto anche il Venezuela. Al di là delle motivazioni ufficiali addotte dalle autorità iraniane, l’episodio assume un chiaro valore politico e strategico, soprattutto se considerato alla luce del recente sequestro, da parte degli Stati Uniti, di una petroliera venezuelana accusata di trasportare greggio in violazione delle sanzioni americane e di alimentare, attraverso quei proventi, sia l’economia di Caracas sia quella iraniana. In questo senso, l’azione iraniana appare meno come un gesto arbitrario e più come una risposta indiretta a una politica statunitense che utilizza il controllo de...

Siria, verso l'abrogazione del "Caesar Act"

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  Negli ultimi giorni la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato favorevolmente per l’abrogazione del Caesar Syria Civilian Protection Act inserendo la misura all’interno del National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2026, un pacchetto legislativo di bilancio e politiche per la Difesa che ora dovrà essere approvato anche dal Senato e firmato dal Presidente per diventare legge effettiva. Ciò segna un punto di svolta rispetto alla strategia statunitense degli ultimi anni nei confronti della Siria. La storia del Caesar Act risale al 2019, quando il Congresso degli Stati Uniti approvò questa legge per imporre sanzioni molto ampie contro il governo di Bashar al-Assad e chiunque fosse considerato di supporto alle sue strutture militari, di intelligence o economiche. Il nome “Caesar” deriva dallo pseudonimo di un fotografo siriano dell’esercito che fuggì dal paese e portò fuori dal paese migliaia di immagini di torture e abusi nei confronti dei civili siriani, re...

La pace imposta: perché l’Europa si oppone?

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La guerra in Ucraina viene spesso presentata come un’eccezione nella storia, ma in realtà si inscrive in una dinamica antica: quella per cui la forza sul campo finisce per orientare i negoziati di pace. Eppure, nel caso ucraino, questa logica continua ad incontrare ostacoli politici, morali e giuridici che rendono ogni possibile “pace imposta” molto più controversa di quanto sia avvenuto in altri conflitti del passato. Le grandi guerre del Novecento, la guerra Iran-Iraq o perfino il recente conflitto lampo tra Israele e Iran hanno mostrato come le guerre “imposte” — cioè percepite come inevitabili o generate da pressioni esterne — trascinino gli attori in scenari che nessuno avrebbe scelto liberamente. Ma una “pace imposta” è diversa: non nasce dalla mancanza di alternative, bensì dal tentativo di negarle, costringendo una parte ad accettare condizioni dettate dall’altra e cristallizzando la vittoria momentanea della forza in un assetto duraturo. Nel caso ucraino, la tensione tra quest...

La NSS di Washington : la reazione cinese.

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La pubblicazione della nuova National Security Strategy da parte della Casa Bianca è stata accolta in Cina con una miscela di prevedibilità e inquietudine, una reazione che si è manifestata sia nelle pagine dei principali media vicini allo Stato, come il Global Times, sia nelle dichiarazioni ufficiali di portavoce governativi e rappresentanti militari. Nelle ore successive alla diffusione del documento, la stampa cinese ha immediatamente evidenziato come, ancora una volta, Washington collochi al centro della propria visione strategica la questione di Taiwan, interpretata non come un tema etico o politico, ma come un tassello funzionale a una più ampia architettura di contenimento della Cina. In un editoriale particolarmente esplicito, il Global Times ha affermato che “per gli Stati Uniti, Taiwan non è un’entità da tutelare in quanto ‘democrazia’, ma un asset strategico irrinunciabile per la sua centralità nella catena globale dei semiconduttori e per il suo ruolo geografico quale porta...

Ancora sulla NSS di Washington : la reazione russa.

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  La reazione ufficiale russa — e quella dei media vicini al Cremlino — alla pubblicazione della NSS è stata accolta con una certa soddisfazione: da un lato perché Washington sembra spostare il proprio baricentro strategico, declassando la Russia: il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che il fatto che la Russia non venga più “esplicitamente definita minaccia” è “positivo”, un segnale di discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti. Questo cambio di tono da parte degli Stati Uniti viene interpretato come un riconoscimento implicito di ciò che Mosca riteneva da tempo: che la guerra in Ucraina non può essere eternamente animata da un’ottica di conflitto per procura, ma va considerata come un dossier da affrontare — e, prima o poi, chiudere — anche per un ritorno a relazioni strategiche fra grandi potenze. Dall’altro lato, la sostanza del documento americano — come rilevano commentatori e fonti anche occidentali — mostra un mutamento nelle priorità: la NSS non...

La National Security Strategy e il suo impatto sull'Europa.

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La nuova National Security Strategy pubblicata dalla Casa Bianca qualche giorno fa, rappresenta una delle più marcate inversioni di rotta della politica estera americana degli ultimi decenni. Fin dalle prime pagine emerge un’America che si ripiega sulle proprie priorità interne e ridefinisce il proprio ruolo nel mondo attraverso la lente dell’interesse nazionale, della protezione dei confini e della ricostruzione della potenza economica e industriale. Il documento non si limita a indicare linee generali, ma delinea una visione molto precisa: gli Stati Uniti vogliono concentrarsi sull’emisfero occidentale, ridurre la loro esposizione militare globale e ricalibrare le alleanze, in particolare quella con l’Europa, chiedendo una partecipazione più ampia e, soprattutto, più autonoma. La strategia insiste fortemente sulla sicurezza interna, considerata la condizione indispensabile per qualunque azione internazionale. Immigrazione, traffici illegali, protezione delle reti digitali, difesa del...

1^ anniversario in Cina della cintura verde più lunga del mondo mai costruita dall'uomo

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  La recente espansione della cintura verde attorno al deserto del Taklimakan , completata a fine novembre 2024, per una lunghezza totale di 3.046 Km, rappresenta una delle più imponenti imprese ecologiche mai realizzate dalla Cina. Il Taklimakan, nel cuore dello Xinjiang , con i suoi 337.600 Kmq, è il più grande deserto del Paese e uno dei più insidiosi al mondo per l’estensione delle sue sabbie mobili. Circondarlo interamente con una fascia verde lunga oltre tremila chilometri significa non soltanto creare una barriera fisica contro l’avanzata della desertificazione, ma anche ridefinire il rapporto fra comunità umane, ecosistemi e sviluppo economico in una delle regioni più aride dell’Asia. Il progetto non nasce dal nulla: si inserisce infatti nel più vasto Three-North Shelterbelt Forest Program , la “ Grande Muraglia Verde ” cinese, iniziativa avviata nel 1978 che coinvolge vaste aree del nord e dell’ovest del Paese allo scopo di frenare tempeste di sabbia, erosione del suolo e ...

Un’Alleanza che dimentica la sua natura

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  Le parole dell’ammiraglio Cavo Dragone su una NATO “più aggressiva” e “proattiva” non sono una stonatura tecnica: sono un allarme politico che dovrebbe far sussultare chiunque abbia letto almeno una volta il Trattato del 1949 o l’articolo 11 della Costituzione italiana. Perché quando un’alleanza nata esplicitamente come struttura difensiva comincia a ragionare come se dovesse andare a cercare il conflitto invece di evitarlo, vuol dire che qualcosa s’è rotto, e da un pezzo. Il fatto che un militare italiano ai vertici dell’Alleanza parli di “aggressività” con leggerezza, in un momento in cui l’Europa è già seduta su un campo minato, è il segnale di una deriva che non ha più nemmeno bisogno di essere mascherata: la NATO non si percepisce più come scudo, ma come attore politico e militare autonomo, con una propria agenda che prescinde dai limiti della sua carta fondativa. E questa non è teoria: basta guardare alla guerra tra Russia e Ucraina. La NATO si è ritagliata un ruolo che di ...