La NSS di Washington : la reazione cinese.




La pubblicazione della nuova National Security Strategy da parte della Casa Bianca è stata accolta in Cina con una miscela di prevedibilità e inquietudine, una reazione che si è manifestata sia nelle pagine dei principali media vicini allo Stato, come il Global Times, sia nelle dichiarazioni ufficiali di portavoce governativi e rappresentanti militari. Nelle ore successive alla diffusione del documento, la stampa cinese ha immediatamente evidenziato come, ancora una volta, Washington collochi al centro della propria visione strategica la questione di Taiwan, interpretata non come un tema etico o politico, ma come un tassello funzionale a una più ampia architettura di contenimento della Cina. In un editoriale particolarmente esplicito, il Global Times ha affermato che “per gli Stati Uniti, Taiwan non è un’entità da tutelare in quanto ‘democrazia’, ma un asset strategico irrinunciabile per la sua centralità nella catena globale dei semiconduttori e per il suo ruolo geografico quale porta verso la seconda catena insulare” , sottolineando come la NSS metta nero su bianco una logica di potere che riduce l’isola a strumento e non a soggetto. Questa lettura, zeppa di toni realistici e punte di sarcasmo, si sposa con il commento di alcuni esperti cinesi citati dallo stesso quotidiano, secondo cui la nuova NSS rappresenterebbe un tentativo americano di “congelare” l’attuale equilibrio strategico nello Stretto di Taiwan prima che il graduale riavvicinamento economico tra Cina e Taipei renda meno efficace la pressione americana: secondo tali analisti, “Washington teme che la carta Taiwan possa perdere valore, e per questo cerca di alzare la posta nelle tensioni regionali” . Questo clima mediatico non è solo cronaca: è narrazione politica. Il modo in cui i giornali cinesi raccontano la NSS riflette una visione compatta secondo cui gli Stati Uniti non stanno aggiornando una dottrina, ma consolidando una politica di antagonismo strutturale. Il Global Times, per esempio, osserva che “la nuova NSS non contiene proposte per la stabilità, ma conferma l’intenzione americana di conservare Taiwan come leva permanente di pressione sulla Cina”, un’affermazione coerente con il ritornello della “mentalità da Guerra Fredda” che la Cina attribuisce spesso a Washington. In questo racconto, la NSS diventa quasi il capitolo di un romanzo già scritto: un romanzo di rivalità geopolitica in cui la Cina si percepisce come attore razionale e gli Stati Uniti come potenza che tenta di mantenere il primato globale ostacolando l’ascesa altrui. Non sorprende, quindi, che sul fronte ufficiale la risposta cinese sia stata altrettanto ferma. Il portavoce del Ministero degli Esteri ha condannato la recente vendita di armi americane a Taiwan — annunciata in parallelo all’uscita della NSS — definendola una “grave violazione del principio di una sola Cina e dei tre comunicati congiunti sino-statunitensi” , sottolineando che tali azioni “danneggiano la sovranità e la sicurezza della Cina e inviano un segnale estremamente pericoloso alle forze separatiste dell’indipendenza taiwanese” . Il tono è duro, ma non nuovo. Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato, ha rincarato la dose affermando che le mosse americane “alimentano intenzionalmente le forze separatiste e destabilizzano la pace regionale”, citando esplicitamente la vendita di armamenti da 330 milioni di dollari approvata nel mese precedente. Allo stesso modo, i vertici del PLA hanno dichiarato che la collusione tra Washington e la leadership di Taipei è la prova che “gli Stati Uniti tentano di trascinare Taiwan verso una spirale di escalation”, aggiungendo che “opporsi all’unificazione con la forza è una strada senza uscita” e che l’esercito cinese è pronto a “prendere ogni misura necessaria” per salvaguardare la sovranità nazionale . Questa sincronia retorica tra media, governo e forze armate non è casuale: riflette l’obiettivo di proiettare un’immagine di compattezza interna proprio mentre gli Stati Uniti formalizzano la propria strategia globale. Eppure, nella durezza delle parole cinesi si percepisce anche una sfumatura più sottile: la volontà di non chiudere completamente la porta al dialogo. Proprio nei giorni successivi alla diffusione della NSS, infatti, si è tenuta una telefonata tra Xi Jinping e Donald Trump, durante la quale il presidente cinese ha ricordato che la questione di Taiwan “è parte essenziale dell’ordine internazionale del dopoguerra e della sovranità cinese” e che mantenere canali di comunicazione aperti è nell’interesse di entrambi i Paesi . Il tono è stato fermo, ma non conflittuale; quasi un segnale — rivolto anche alla comunità internazionale — che la Cina intende gestire la rivalità strategica con gli Stati Uniti senza scivolare in un deterioramento incontrollato. In questo equilibrio di tensione e pragmatismo, la Cina sembra dunque adottare una strategia “a doppio binario”: da un lato rispondere con fermezza alla NSS, denunziandola come prova dell’ostilità americana; dall’altro lasciare aperto un margine per la stabilità, consapevole che la relazione con gli Stati Uniti resta, per quanto conflittuale, indispensabile. In questa chiave, la ricezione cinese della NSS non appare come una reazione impulsiva, ma come un tassello coerente di una narrativa più ampia: una narrativa secondo cui la Cina è un attore responsabile, costretto a difendersi da un’America che, con la sua strategia di sicurezza, tenta di cristallizzare il proprio vantaggio strategico e di rallentare l’ascesa cinese. Se la NSS 2025 voleva essere un documento di visione globale, in Cina è stata letta come la conferma di una verità già nota: la competizione è destinata a intensificarsi, e Taiwan continuerà a esserne il fulcro simbolico e strategico.


Fonti via web:
• Global Times, editoriale sulla NSS e Taiwan
• Global Times, reazioni alla vendita di armi USA a Taiwan
• Ministero degli Esteri della RPC (MFA), dichiarazioni sulla violazione del principio di una sola Cina
• Ministero della Difesa della RPC (MOD), dichiarazioni del PLA sulla collusione USA-Taiwan
• Sintesi della telefonata Xi–Trump riportata dai media cinesi

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