Siria, verso l'abrogazione del "Caesar Act"

 






Negli ultimi giorni la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato favorevolmente per l’abrogazione del Caesar Syria Civilian Protection Act inserendo la misura all’interno del National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2026, un pacchetto legislativo di bilancio e politiche per la Difesa che ora dovrà essere approvato anche dal Senato e firmato dal Presidente per diventare legge effettiva. Ciò segna un punto di svolta rispetto alla strategia statunitense degli ultimi anni nei confronti della Siria.
La storia del Caesar Act risale al 2019, quando il Congresso degli Stati Uniti approvò questa legge per imporre sanzioni molto ampie contro il governo di Bashar al-Assad e chiunque fosse considerato di supporto alle sue strutture militari, di intelligence o economiche. Il nome “Caesar” deriva dallo pseudonimo di un fotografo siriano dell’esercito che fuggì dal paese e portò fuori dal paese migliaia di immagini di torture e abusi nei confronti dei civili siriani, rendendo simbolico e pubblicamente noto il quadro dei crimini di guerra durante la guerra civile. Il Caesar Act non era solo un elenco di nomi o entità sanzionate: esso consentiva agli Stati Uniti di bloccare investimenti, commercio, trasferimenti finanziari e accesso a tecnologie e servizi essenziali a società e istituzioni siriane o straniere che operassero in Siria, in particolare nei settori dell’energia, della banca e dell’aviazione civile.
All’epoca il quadro geopolitico era segnato da una guerra durata più di un decennio, con Assad sostenuto da Russia e Iran contro una moltitudine di gruppi ribelli, jihadisti e forze internazionali, e con un’enorme crisi umanitaria che aveva causato centinaia di migliaia di morti e milioni di rifugiati. Le sanzioni erano pensate per punire e isolare il regime di Assad, spingendo verso una soluzione politica e la protezione dei civili, ma col tempo si sono sommate ad altre restrizioni, creando un regime di isolamento quasi totale che ha avuto un impatto profondo sull’economia siriana.
Le conseguenze economiche e sociali del Caesar Act sono state pesanti. Il divieto di coinvolgimento economico di molte aziende internazionali ha ostruito il commercio estero e gli investimenti, bloccando ricostruzioni infrastrutturali fondamentali dopo anni di conflitto e terremoti devastanti, e contribuendo al collasso dei servizi pubblici, al deterioramento del settore bancario e all’inflazione galoppante. Secondo rapporti internazionali il prodotto interno lordo siriano si è ridotto a una frazione di quello pre-guerra, con gran parte della popolazione al di sotto della soglia di povertà e enormi difficoltà nell’accesso ai beni essenziali. Anche se le sanzioni miravano formalmente alla leadership di Assad, l’effetto principale è ricaduto su interi settori dell’economia e sulla vita quotidiana dei civili, complicando l’approvvigionamento di medicine, importazioni essenziali e la possibilità per le imprese di operare liberamente.
Oggi la possibile abrogazione del Caesar Act rappresenta una svolta potenzialmente decisiva nella storia recente della Siria. Le autorità siriane hanno accolto con favore il voto della Camera, definendolo «un momento cruciale» per la ripresa economica e la ricostruzione nazionale, con aspettative di miglioramento nella disponibilità di importazioni di beni essenziali e nella creazione di condizioni più favorevoli al rilancio della produzione. Gli investitori stranieri stanno mostrando interesse crescente, in particolare da paesi del Golfo, e la prospettiva di un accesso regolare ai mercati e al sistema finanziario internazionale potrebbe aiutare a sbloccare capitali e tecnologie necessarie per infrastrutture, abitazioni e servizi pubblici.
Guardando al futuro, se il Senato confermerà la misura e il Presidente degli Stati Uniti la firmerà, la Siria potrebbe trovarsi all’inizio di una nuova fase di rilancio economico e sociale. L’eliminazione di questo nodo normativo consentirebbe un’accelerazione della ricostruzione post-bellica, favorirebbe il ritorno di parte dei rifugiati e dei profughi sfollati, e darebbe spazio al settore privato siriano e ad aziende estere di partecipare alla ricostruzione. Allo stesso tempo si prepara un quadro di cooperazione più ampio con paesi vicini e partner internazionali che, liberati dagli ostacoli delle sanzioni, potrebbero sostenere programmi infrastrutturali, energetici e sanitari. Naturalmente queste prospettive positive dipenderanno anche da stabilità politica interna, riforme strutturali e progressi nel rispetto dei diritti delle minoranze e nella sicurezza. Tuttavia, la fine del Caesar Act può rappresentare non solo la conclusione di un lungo capitolo di isolamento, ma l’inizio di un percorso di riavvicinamento diplomatico e sviluppo economico che molti sperano possa portare prosperità e pace duratura alla popolazione siriana.

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