Il Piano Mattei e la nuova politica estera del governo Meloni in Africa





Il Piano Mattei per l’Africa è probabilmente la più ambiziosa iniziativa di politica estera del governo guidato da Giorgia Meloni. Ispirato alla figura di Enrico Mattei, fondatore dell’ENI e pioniere di un modello di cooperazione “tra pari”, il piano mira a ridefinire le relazioni tra Italia e Africa su basi nuove: non assistenzialismo, ma partenariato strategico.
Presentato ufficialmente nel gennaio 2024 durante il Vertice Italia-Africa a Roma, il Piano intende rilanciare la presenza italiana nel continente, ponendo l’accento su energia, sviluppo sostenibile, infrastrutture, formazione e agricoltura.
La premier Meloni lo ha definito «uno strumento per un futuro comune, non un’operazione di carità, ma di cooperazione e crescita reciproca».
Nell'ottica di Giorgia Meloni, il Piano si colloca al centro di una  visione geopolitica del governo che vede l’Italia come “ponte” tra Europa e Africa, nonchè crocevia delle rotte energetiche e commerciali del Mediterraneo.
La strategia è mirata al raggiungimento di tre obiettivi cardine, ovvero:
- trasformare l’Italia in hub energetico europeo attraverso partenariati con Paesi africani;
- sostenere progetti locali nei settori agricolo, sanitario ed educativo, creando occupazione stabile; 
- affrontare le cause alla radice dei flussi migratori, favorendo la crescita economica e la governance dei Paesi d’origine dei flussi.
Nel contempo, il governo Meloni cerca di integrare il piano nella cornice europea del Global Gateway, rafforzando la collaborazione con la Commissione UE e le istituzioni finanziarie internazionali.

Il Piano dispone di una dotazione iniziale di circa 5,5 miliardi di euro, provenienti dal Fondo italiano per il Clima e dalla Cooperazione allo sviluppo.
I principali ambiti d’intervento riguardano l'energia rinnovabile e le infrastrutture, l'agricoltura e la sicurezza alimentare, l'acqua e la gestione delle risorse naturali, l'istruzione, la formazione tecnica e e quella sanitaria.
Tra gli attori nazionali coinvolti nel piano figurano Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Simest, ENI, università e imprese private italiane, deputate a diventare protagoniste di un “sistema Paese” coordinato.
Nella prima fase, il Piano ha selezionato nove Paesi pilota: Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Costa d’Avorio, Kenya, Etiopia, Mozambico e Repubblica del Congo e, nel 2025, la platea è stata estesa a Angola, Ghana, Mauritania, Senegal e Tanzania.

Tra i progetti più significativi annunciati o in corso, ci sono:

- Marocco,  Centro di formazione per energie rinnovabili,  avviato nel 2025;
- Tunisia, Programmi di gestione acque e agricoltura sostenibile, in corso di attuazione;
- Egitto,  Sviluppo agricolo, avviato nel 2024  e scuola alberghiera italo-egiziana, avviata nel 2025
- Costa d’Avorio,  Rafforzamento della sanità materno-infantile e costruzione di scuole, in corso di attuazione;
- Mozambico,  Cluster agroalimentare nella provincia di Manica,  finanziato per 38 mln €
- Algeria,  Riconversione di terreni semiaridi e formazione tecnica, già in operativa
- Kenya,  Filiera biocarburanti e formazione agronomica, in corso di avvio

Complessivamente, 21 progetti risultano già finanziati o in fase di avvio, per un totale di oltre 420 milioni di euro mobilitati.

A poco più di un anno dal lancio, il Piano Mattei sembra mostrare i primi risultati concreti:
-oltre 600 milioni di euro già attivati tra progetti e linee di credito;
-accordi siglati con la Banca Africana di Sviluppo e la Banca Mondiale;
-collaborazioni pubblico-private avviate in vari settori (energia, formazione, infrastrutture);
-iniziativa Italia-UE per la conversione del debito africano in investimenti per 235 milioni di euro;
-estensione del Piano a cinque nuovi Paesi e preparazione di un Vertice Mattei-Global Gateway co-presieduto dalla Meloni e von der Leyen.
Nonostante le assicurazioni del Governo e in particolare quelle del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli che ha definito il Piano «un cambio di paradigma», sottolineando che «non si tratta più di aiuti ma di partnership dirette e trasparenti con i Paesi africani», non mancano criticità e ombre.
Secondo osservatori indipendenti e parte dell’opposizione, le risorse realmente nuove sarebbero ancora limitate e molti progetti deriverebbero da iniziative già pre-esistenti il Piano Mattei.
L’Unione Africana, inoltre, ha chiesto maggiore coinvolgimento nella fase di definizione e più chiarezza sui meccanismi di governance.
Resta anche la sfida della trasparenza, poiché il testo integrale del Piano, a tutt'oggi, non è ancora stato reso pubblico.
Per concludere, se è vero che il  Piano Mattei sembra segnare una svolta nella politica estera italiana, ovvero un tentativo di costruire un modello alternativo di cooperazione con l’Africa, fondato su un reciproco interesse e su uno sviluppo condiviso e che le prime mosse sembrano andare in questa direzione, è anche vero che il successo effettivo del Piano dipenderà dalla capacità del governo Meloni e dei governi che seguiranno,  di trasformare gli annunci in risultati, garantendone la continuità anche con risorse adeguate e con il reale  coinvolgimento dei partner africani.


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