Le ville di delizia della nobiltà settecentesca

 





Nel corso del Settecento, la Lombardia vide fiorire un fenomeno architettonico e sociale di straordinaria rilevanza: quello delle ville di delizia. Con questa espressione si indicavano le residenze extraurbane della nobiltà e dell’alta borghesia, pensate non come semplici dimore di campagna, ma come luoghi deputati al piacere, alla rappresentanza e al controllo delle proprietà agricole.

Le ville di delizia erano residenze stagionali, destinate soprattutto al periodo estivo. Diversamente dai palazzi cittadini, legati all’attività politica e alla vita pubblica, queste ville rispondevano a esigenze di svago, otium colto e gestione del patrimonio fondiario. Qui la nobiltà trovava un rifugio dalla frenesia della città, potendo al contempo intrattenere ospiti illustri con feste, banchetti, ricevimenti teatrali e musicali.

Oltre all’aspetto mondano, esse avevano anche una funzione agricola: attorno alle ville si estendevano vasti poderi e cascine, che costituivano una fonte di reddito per i proprietari. Il rapporto tra residenza signorile e paesaggio rurale si traduceva in una scenografia architettonica e naturalistica studiata per esaltare la magnificenza della famiglia. Giardini geometrici, viali alberati, parchi all’inglese e padiglioni erano progettati per unire l’utile al dilettevole, secondo la mentalità illuministica dell’epoca.

La Brianza bassa come territorio privilegiato

La Brianza meridionale, in particolare tra Monza e le aree limitrofe, fu uno dei territori più privilegiati per la costruzione di tali dimore. La vicinanza a Milano rendeva queste ville facilmente raggiungibili, permettendo ai nobili di risiedervi senza perdere il contatto con la vita cittadina. Inoltre, la fertilità del territorio e la presenza di corsi d’acqua favorivano la resa agricola, rendendo la zona appetibile non solo per lo svago, ma anche per l’investimento economico.

Tra le ville di delizia più note della Brianza bassa si ricordano:


Villa Arconati a Bollate, detta la “piccola Versailles lombarda”, celebre per i suoi giardini barocchi e per le collezioni artistiche.



Villa Litta a Lainate, famosa per il suo ninfeo e i giochi d’acqua che stupivano gli ospiti.


Villa Tittoni a Desio, trasformata nel Settecento e poi ampliata nell’Ottocento, luogo di svago e di rappresentanza.


Villa Borromeo d’Adda ad Arcore, con il suo ampio parco, esempio dell’evoluzione del gusto verso il giardino paesaggistico.

Queste residenze costituivano una fitta rete di prestigio, dove l’elemento sociale si intrecciava al desiderio di emulare modelli francesi e austriaci, con uno stile che oscillava tra barocco e neoclassico.

Le ville di delizia del Settecento, e in particolare quelle della Brianza meridionale, rappresentano ancora oggi una testimonianza materiale della cultura nobiliare lombarda, capace di coniugare svago, rappresentanza e gestione delle risorse. Esse furono non solo scenari di feste e ricevimenti, ma anche strumenti concreti di governo del territorio, in cui il potere economico e politico trovava una raffinata espressione architettonica e paesaggistica.


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