La rete diplomatica dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan





Dopo il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto 2021, la rete diplomatica afghana si è divisa fra missioni controllate dal nuovo Emirato islamico e sedi rimaste fedeli all’ex Repubblica. Dal 2024 i Talebani hanno assunto il controllo diretto di oltre 40 ambasciate e consolati, con accrediti ufficiali in vari Paesi regionali; la Cina (dicembre 2023) e gli Emirati Arabi Uniti (agosto 2024) hanno accettato ambasciatori nominati da Kabul, mentre la Russia (luglio 2025) è stata il primo Stato a riconoscerne formalmente il governo. Altri Paesi (Pakistan, Iran, Turchia, Stati dell’Asia Centrale) intrattengono rapporti di fatto, pur non avendo ancora riconosciuto il nuovo governo.

oggi, 31 agosto 2025, il quadro che segue descrive  rete diplomatica dell’Afghanistan sotto il governo dei Talebani (“Emirato islamico”), l’andamento e il finanziamento delle sedi rimaste fedeli al vecchio governo repubblicano e la situazione del seggio ONU a New York.

1) Chi controlla oggi le sedi diplomatiche afgane


  • Nel 2024–25 i Talebani hanno progressivamente preso il controllo di un blocco consistente di sedi. A settembre 2024 il ministero degli esteri talebano dichiarava di avere sotto la propria regia 39 ambasciate/console. Il dato è stato riportato da Reuters e ripreso da più fonti; nel febbraio 2025 la Turchia ha chiuso la fase “repubblicana” ad Ankara, aprendo alla nomina di inviati talebani, segno che il numero è cresciuto oltre 40 nel corso del 2025.  
  • Prima del 2025 Cina (dic. 2023) e EAU (ago. 2024) hanno accreditato ambasciatori talebani; a luglio 2025 la Russia è diventata il primo Paese a riconoscere formalmente il governo talebano, accettandone l’ambasciatore. In vari altri Paesi (es. Pakistan, Iran, Turkmenistan, Kazakistan) sono stati accreditati capimissione talebani come chargé d’affaires.  
  • Alcune analisi  istituzionali (Parlamento UK; CRS USA) confermano un livello di presenza diplomatica regionale elevato, specie con vicini e potenze asiatiche/Golfo, pur senza (o con pochissimi) riconoscimenti formali fino all’estate 2025.  


2) Le sedi che rappresentano ancora il “vecchio governo”: finanziamento e operatività

  • le missioni rimaste fedeli all’ex Repubblica (senza più bilancio statale da Kabul) operano in larga misura in autofinanziamento tramite tariffe consolari (passaporti, legalizzazioni ecc.) e donazioni/diaspora; in alcuni casi i diplomatici hanno rinunciato agli stipendi o li hanno ridotti drasticamente. Fonti giornalistiche e testimonianze dirette lo documentano (Londra è un caso citato spesso).  
  • dal 2024 i Talebani hanno dichiarato non validi documenti rilasciati da alcune sedi “repubblicane” (soprattutto in Europa), creando incertezza per utenti e Stati ospitanti; nel 2025 diversi Paesi (es. Turchia) hanno chiuso la fase repubblicana proprio per superare questi attriti e mantenere canali tecnici con Kabul.  

3) La sede ONU a New York: chi siede oggi e perché

  • Seggio e targhetta “Afghanistan”: rimangono in mano alla Missione dell’ex Repubblica. Il rappresentante che prende la parola all’ONU è il chargé d’affaires Naseer Ahmad Faiq, in carica dal dicembre 2021; la sua attività nel 2024–25 è visibile in documenti e interventi ufficiali ONU.  
  • l’Assemblea Generale/Commissione credenziali ha rinviato anche nel ciclo 2024–25 qualsiasi decisione che permetta ai Talebani di subentrare, lasciando quindi immutata la rappresentanza ONU. (V. rapporto della Commissione credenziali per la 79a sessione e nota ONU/analisi dedicate.)  


4) Chi ha oggi l’ambasciata aperta a Kabul

  • secondo il riepilogo costantemente aggiornato delle missioni in Afghanistan, a luglio 2025 risultavano 17 ambasciate operative a Kabul (oltre alla Delegazione UE e ad alcune rappresentanze/uffici tecnici). L’elenco varia per aperture/riattivazioni tecniche, ma il “nocciolo duro” è costituito da vicini e partner regionali.
  • Paesi (tipicamente) presenti con ambasciata operativa a Kabul nel 2024–25:
    Pakistan, Iran, Cina, India (presenza tecnica/limitata), Russia, Qatar, Turchia, Arabia Saudita, EAU, e gli Stati dell’Asia Centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan). In più, varie fonti indicano anche Indonesia e Giappone tra le missioni riaperte/riattivate con personale ridotto o funzioni limitate. (Per i dettagli puntuali e i gradi di accreditamento, si vedano le schede aggiornate e le note dei briefing parlamentari citati).  
  • la maggior parte di questi Paesi intrattiene relazioni di fatto (con canali diplomatici, aiuto umanitario, temi consolari e sicurezza) senza riconoscimento formale del governo talebano; fa eccezione la Russia, che ha annunciato il riconoscimento a luglio 2025.  
  • gli USA non hanno ambasciata; operano tramite una “sezione interessi” all’interno dell’ambasciata del Qatar e attraverso l’unità per gli affari afghani a Doha.


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